Prima la pandemia, ora il caro energia. Per le imprese italiane, stritolate nella morsa delle molteplici emergenze degli ultimi anni, l’ennesima stangata, senza adeguati interventi di supporto, potrebbe diventare fatale già nel primo semestre del prossimo anno, quando i conti non saranno più sostenibili. Lo rivela FederTerziario, l’organismo datoriale che rappresenta circa 85mila imprese distribuite sul territorio nazionale e in diversi ambiti produttivi, dal variegato mondo del turismo a quello della scuola e della ristorazione, della logistica e dell’agricoltura.
“Siamo estremamente preoccupati per l’esponenziale aumento dei prezzi delle materie prime e energetiche – spiega Alessandro Franco, segretario generale di FederTerziario – e dell’inflazione, che ormai ha quasi raggiunto l’8% e la cui impennata è in gran parte dovuta proprio al caro energia”. Servono interventi rapidi altrimenti “molte piccole e micro imprese sono destinate a chiudere entro il primo semestre del 2023, con una conseguente drammatica perdita di posti di lavoro”.
Un tema che richiede una certa tempestività nell’azione, anche perché intanto il contatore scorre e bisogna controllare il prezzo dell’energia e scongiurare azioni speculative: secondo un’elaborazione dati dell’ARERA, l’autorità di regolazione per l’energia reti e ambiente, il primo trimestre del 2022 ha fatto registrare un aumento del prezzo medio del 55% dell’energia elettrica e del 42% del gas. Numeri che si traducono in costi insostenibili, con picchi in alcuni settori.
“Alcuni settori sono particolarmente colpiti dall’aumento dei costi dell’energia – prosegue il segretario generale Franco – ad esempio i trasporti, il commercio al dettaglio, la ristorazione e gli alberghi, (che devono affrontare anche gli aumenti delle spese della logistica), che hanno visto, in alcuni casi, quadruplicata l’incidenza del prezzo dell’energia sui costi delle proprie attività imprenditoriali”.
Il rischio concreto è che le imprese sopravvissute con tanti sacrifici agli anni più duri della pandemia, adesso vengano definitivamente spazzate via dall’impossibilità di sostenere costi energetici esorbitanti che, sottolinea il segretario, “non sono solo legati alla guerra in Ucraina, ma anche ad azioni speculative dei colossi dell’energia”. Il tema sta inevitabilmente accompagnando la campagna elettorale di queste settimane – le forze in campo hanno proposto differenti ricette – anche se non può prescindere da “un’azione governativa che proceda immediatamente tassando gli extra profitti delle multinazionali per sostenere famiglie e imprese, fissando un tetto al prezzo del gas ed emanando misure di sostegno per le PMI, quale ad esempio il credito d’imposta sui costi delle bollette”.
Prezzi fuori controllo e oggettive difficoltà di sostenerne i ritmi che si legano a problematiche che, ancora una volta, finiscono per incidere negativamente sul tessuto produttivo nazionale: diminuzioni di potenza e distacchi. Per Alessandro Franco urge, anche in questo caso, “un intervento dell’esecutivo per moderare e disciplinare questi aspetti che vengono posti in essere con le modalità di sempre, con la drammatica conseguenza che spesso gli imprenditori, già in difficoltà nel reperire la liquidità necessaria per pagare bollette esorbitanti, rischiano di vedersi staccare anche le utenze (e conseguentemente di dover chiudere le proprie attività) e ciò anche se è pendente un reclamo, i cui tempi di risoluzione sono eccessivamente lunghi”.
Motivazioni che stanno alla base anche di una prossima protesta che TNI Italia, associazione del settore HORECA aderente a FederTerziario, sta organizzando a Roma “per chiedere al governo – conclude il segretario generale – aiuti concreti per un settore ancora una volta in difficoltà e sta valutando l’opportunità di presentare un esposto all’Antitrust e all’ARERA per evitare e contrastare speculazioni le cui conseguenze ricadono su cittadini e imprese”.