Francesco Verbaro – Presidente Centro Studi FederTerziario
La Pa e la politica che la guida sono così deboli ormai, che non hanno la capacità di prepararsi e attrezzarsi neanche rispetto a problemi noti e annunciati. Lo vediamo in tutti gli ambiti. La riapertura delle scuole, il ritorno al lavoro, la ripresa della pandemia o l’acuirsi della crisi economica. Tanti decreti, il lavoro in remoto più facile, ma pochi adeguamenti nei servizi, che non sono stati rafforzati né sono divenuti più “agili”. Lo stiamo vedendo nella sanità, con le terapie intensive e le assunzioni dei medici non realizzate nei mesi di quiete. Lo abbiamo visto nella prima fase di lockdown e lo vedremo tra poco con i nostri pessimi servizi per il lavoro. I giovani stanno già pagando il prezzo della crisi economica, così come le donne (il secondo segmento debole del mercato del lavoro italiano), perché i loro lavori sono concentrati nei settori fortemente caratterizzati dalla prossimità fisica (turismo, ristorazione, commercio), ossia, i primi ad essere colpiti dai lockdown e dalla crisi conseguente. Si arriverà, prima o poi, alla fine del blocco dei licenziamenti e avremo migliaia di lavoratori da accompagnare con misure di formazione, riqualificazione, orientamento e ricollocazione.
Il Governo ha annunciato che la cassa integrazione d’emergenza si allunga di 12 settimane, gratuite per le imprese, indipendentemente dal calo del fatturato. In Germania gli aiuti alle imprese decisi una settimana fa per tutto il periodo del prossimo lockdown, sono calcolati in base al fatturato del mese di novembre 2019. La tornata di sussidi in legge di Bilancio va ad aggiungersi alle 6 settimane del decreto-legge “Ristori”, arrivando a 18 settimane complessive. Il blocco dei licenziamenti economici individuali e collettivi sarà prorogato, invece, fino al 21 marzo. Si cerca, così, di “comprare tempo”, che dovrebbe servire non solo alle imprese e ai lavoratori, ma anche alle nostre istituzioni di settore per attrezzarsi.
Nessuno pensa oggi a migliorare i servizi per il lavoro per affrontare comunque una delle crisi del lavoro più gravi degli ultimi anni, che vedremo inasprirsi nei prossimi mesi.
Nessuno si sta preoccupando di potenziare e ampliare i servizi per il lavoro. Lo smartworking li ha messi in crisi, anche perché non frutto di una scelta organizzativa ma conseguenza logistica dell’emergenza Covid.
E in questo caso, la mancanza di organizzazione, formazione e strumenti per il lavoro a distanza sta bloccando anche i servizi per il lavoro. Lo abbiamo visto nell’incapacità di elaborare delle strategie organizzative e tecnologiche che consentissero la prosecuzione dell’erogazione dei servizi nella fase di lockdown. Al contrario di quanto avvenuto in altri paesi europei dove la presa in carico e la consulenza ai lavoratori disoccupati, anche a causa del Covid, sono state assicurate dai servizi pubblici e privati in modalità remota (via mobile, chat o sito internet). Interessante, in proposito, la soluzione ideata dai servizi pubblici per l’impiego svedesi per facilitare il reinserimento veloce nel mercato del lavoro dei nuovi disoccupati a causa Covid. Da un lato hanno aperto una nuova sezione della banca dati delle vacancies nazionale, con l’hashtag #jobbjustnu (lavoro immediato), dedicata ai datori di lavoro che hanno urgente bisogno di manodopera e, dall’altro lato, hanno messa a disposizione il format “incontri personali a distanza” (personal distance meeting) dove i datori di lavoro possono condurre via chat o mobile dei brevi colloqui con i disoccupati che si sono candidati alle vacancies di lavoro immediato.
Tutto ciò è anni-luce lontano dall’esperienza dei Centri per l’impiego italiani (ma anche di altri paesi che si confrontano con la regionalizzazione delle politiche attive del lavoro). Molti Centri per l’impiego, ancora oggi, non riescono ad assicurare nei tempi giusti importanti servizi per il lavoro, quali ad esempio le prese in carico per l’accesso al programma Garanzia giovani. Anche il sistema “My Anpal” registra difficoltà nel conferimento di dati da parte delle Regioni. L’incapacità, o impossibilità, di organizzare il lavoro remoto da parte delle PA non aiuta, tanto più in questo ambito dove la disponibilità di una scrivania digitale per tutti gli operatori dei Centri per l’impiego e un data base unico della D/O di lavoro avrebbero consentito di offrire tutto l’aiuto necessario ed urgente a chi ha perso il lavoro nella crisi, per la necessaria presa in carico e le attività di assistenza e orientamento (alla formazione, alla riqualificazione, al lavoro).
Le lungaggini che si stanno riproponendo nelle ultime settimane presso molti sportelli non consentono a molti giovani di aderire e cogliere le opportunità formative e di inserimento della garanzia giovani. È necessario avviare quel processo di informatizzazione più volte promesso e mai realizzato. Oggi urgente rispetto alla crisi grave e crescente del nostro mercato del lavoro. Saremo impreparati anche su questo?
Manca una regia forte dal centro sul lavoro, come c’è almeno in parte nel sistema sanitario, che non sia la semplice apertura dei tavoli di crisi o l’intervento di sussidio. Le nostre istituzioni competenti in materia di lavoro mancano di tutto a partire da un sistema informativo centralizzato che consenta al singolo lavoratore di accedere alle prestazioni e servizi in materia di lavoro. Non bastano i sussidi. Lasciare i giovani, e i lavoratori tutti, senza un supporto ed un servizio per reinserirsi aggraverà i già drammatici dati sulla disoccupazione giovanile, su quella di lungo periodo e sugli scoraggiati (tra i quali le donne inattive), interessando un’area vasta della nostra popolazione in età di lavoro. Gli stessi navigator (a proposito, chi sa dove sono finiti?) avrebbero dovuto supportare i percettori del Reddito di cittadinanza nei processi di ricollocazione nel mercato del lavoro. Sarebbe interessante capire come e quanto hanno utilizzato il portale MyANPAL nella loro attività.
È necessario che la politica riconosca questi fallimenti e che i sistemi informativi del lavoro facciano parte del progetto del governo per il rilancio del Paese post-Covid. È evidente a tutti che per erogare politiche attive efficaci gli operatori dei centri per l’impiego e delle agenzie private del lavoro devono poter disporre di informazioni costantemente aggiornate su: offerte di formazione e riqualificazione (anche online), incentivi disponibili, sussidi percepiti dai disoccupati, richieste di lavoro in Italia e all’estero. Prima ci doteremo di questi strumenti, migliore potrà essere la risposta dei mercati del lavoro alla crisi che stiamo attraversando.