Federterziario, in collaborazione con la Federazione Turismo, con il presente studio intende evidenziare alcuni dati inerenti l’impatto devastante che l’emergenza sanitaria legata al Covid-19 sta avendo sull’economia del nostro Paese e proporre l’adozione di alcuni strumenti volti a limitare gli effetti negativi che l’emergenza inevitabilmente avrà sulle imprese del settore turistico e non solo.
Il protrarsi dell’emergenza sanitaria sta, infatti, generando un blocco dell’economia che porterà ad un forte ridimensionamento delle attività produttive in tutti i settori. Stiamo assistendo al calo delle vendite, all’annullamento di contratti commerciali e incarichi professionali, alla cancellazione diffusa di eventi, manifestazioni, ordini e prenotazioni sia in ambito turistico che business nonché alla mancata o ritardata consegna di merce al cliente.
Secondo una sintesi operata da Federterziario e realizzata su dati Eurostat e Citi Research, il Coronavirus potrebbe avere un impatto totale pari al 3.6% del Pil annuale italiano. Restringendo l’orizzonte temporale dell’emergenza a tre settimane, il Pil potrebbe perdere lo 0.27%, mentre se la situazione di emergenza dovesse protrarsi per sei settimane, la perdita complessiva sarebbe pari allo 0.41%.
Tali dati risultano in linea con quelli OCSE che, nell’ultimo Interim Economic Outlook, prevede per il Pil italiano una stima di crescita tagliata di 0,4 punti rispetto a quella del novembre scorso.
L’Interim Economic Outlook prevede, inoltre, un rallentamento del Pil globale al 2,4% nel 2020, contro il 2,9% del 2019 e l’agenzia di rating Cerved prevede il default di 1 impresa italiana su 10, nel caso in cui la crisi sanitaria non si dovesse arrestare entro l’anno.
È evidente che uno dei settori su cui l’epidemia sta impattando maggiormente è il settore turismo.
In Italia, il segmento del turismo vale in totale 146 miliardi di euro: una cifra pari a circa il 13% del Pil, generata da una filiera di 216 mila esercizi ricettivi e 12mila agenzie di viaggio.
Si propone, di seguito un grafico, elaborato dal World Travel & Tourism Council dove si evidenzia una scala dei paesi più penalizzati dalla mancanza di incoming.
PAESI CHE SUBIRANNO IL MAGGIOR IMPATTO NEGATIVO DALLA PERDITA DI TURISMO
La proliferazione del Coronavirus ha spinto diversi governi a considerare l’Italia tra i Paesi da sconsigliare per i viaggi e le trasferte di lavoro.
L’impatto si fa sentire pesantemente sul turismo italiano, con la proiezione di un tracollo senza precedenti nella stagione pasquale, il comparto ha subito cancellazioni pari a circa l’80% per le città e fino al 95% in montagna. Questo fenomeno non riguarda solo le zone colpite direttamente, ma tutto il Paese.
Gli operatori del settore sono molto preoccupati rispetto al calo delle prenotazioni per le settimane bianche e per la Pasqua e si teme anche per la stagione estiva che potrebbe essere compromessa. Poche le prenotazioni per l’estate rispetto all’anno precedente.
Solo il settore delle gite scolastiche – che sono state vietate – muove un business da 316 milioni di euro, che può considerarsi ormai perso, anche alla luce del provvedimento di chiusura di tutte le scuole di ordine e grado almeno fino al 15 marzo p.v. A questo si aggiunge la cancellazione di eventi e manifestazioni pubbliche importanti come il Carnevale di Venezia, solo per citare la prima più eclatante, o il Salone del Mobile e altri importanti eventi fieristici intorno ai quali gravitano ingenti interessi economici.
Durante i mesi di febbraio e marzo, gli esercizi ricettivi italiani generalmente ospitano 14,5 milioni di turisti italiani e stranieri, per quasi 40 milioni di pernottamenti, questo è un periodo di intensa attività per alcune aree del Paese, pensiamo ad esempio oltre al carnevale, alle settimane bianche, alle gite scolastiche e ad importanti manifestazioni fieristiche.
Napoli ha già perso 15mila visitatori e si prevede una perdita del 30% per Pasqua;
Venezia perde il 40%
Riviera Romagnola disdette di massa (teme ricadute anche per l’estate)
Lazio c’è stato un crollo delle prenotazioni del 60-70% relative anche ai mesi dopo la Pasqua.
Milano i dati di debooking arrivano all’80% e l’occupazione delle camere è attorno al 20%.
E anche aree distanti dall’attuale epicentro, come la Sicilia, soffrono per le cancellazioni turistiche e gli effetti sull’esportazione dei prodotti agricoli.
Ritornando ai dati inerenti l’incoming, secondo uno studio condotto dell’Istituto Demoskopika, che ha tracciato una mappa dei possibili effetti sul turismo italiano a seguito dell’allerta coronavirus, nel 2020, l’emergenza coronavirus potrebbe generare un segno negativo per l’incoming turistico italiano, con una contrazione della spesa turistica di ben 4,5 miliardi di euro, pari a circa il 5% per cento del prodotto interno lordo del settore, il 70 per cento del quale, pari a 3,2 miliardi di euro, concentrata in quattro sistemi turistici regionali: Veneto, Toscana, Lazio e Lombardia.
La contrazione del consumo totale di beni e servizi, da parte del viaggiatore nel paese visitato (alloggio, pasti, intrattenimenti, souvenir, regali, altri articoli per uso personale, ecc.), emerge da uno studio dell’Istituto Demoskopika, sarebbe diretta conseguenza della riduzione degli arrivi, quantificata in 4,7 milioni che genererebbero, a loro volta, circa 14,6 milioni di presenze in meno rispetto al 2018.
La stima è stata ottenuta dapprima applicando ai dati Istat relativi al 2018 su base regionale, un taglio lineare del 40% ai flussi turistici (arrivi e presenze) provenienti dalla Cina e del 10% a quelli degli altri principali paesi che, ad oggi, hanno registrato casi di coronavirus, così come costantemente monitorati dalla Johns Hopkins University. Il dato degli arrivi calcolato è stato moltiplicato per la spesa turistica media, ricavata dall’indagine sul turismo internazionale realizzata dalla Banca d’Italia nel 2018, generata da ciascun paese individuato.
L’ipotesi di base è che i viaggiatori che risiedono in paesi dove ci sono stati casi di coronavirus, spinti da sentimenti di paura e timore, cancellino prenotazioni e limitino gli spostamenti per ridurre le probabilità di contagio. La sindrome da contagio, alimentata anche da scarsa e inadeguata informazione, rischia di produrre ricadute devastanti su gran parte dei sistemi turistici regionali. Le pandemie nell’era dei social hanno pesanti effetti mediatici sull’immagine e la attrattività di un Paese. Basta poco e crolla la domanda; lo abbiamo già visto anche in altri casi, come il terremoto in Umbria o le eruzioni nelle Eolie.
Territorialmente, subiranno le principali ricadute le destinazioni turistiche strutturalmente più apprezzate dai turisti internazionali, primi fra tutti cinesi, americani, tedeschi e inglesi.
Tali dati, evidentemente, devono considerarsi in peggioramento, alla luce della continua evoluzione del virus che vede l’aumento del numero di contagiati e, soprattutto in considerazione della presenza di nuove variabili che imprescindibilmente influenzeranno il dato, ovvero dei provvedimenti ministeriali, che limitando gli spostamenti e le aggregazioni, per contenere il diffondersi dell’epidemia, probabilmente incideranno negativamente sulle stime realizzate.
Pertanto, è il caso di precisare che ci troviamo nella condizione di avere delle stime poco affidabili a causa della drammatica evoluzione dell’epidemia.
Ci auguriamo che queste previsioni siano smentite, tuttavia l’impatto di questo scenario economico sul Made in Italy potrebbe essere difficilmente superabile dalle imprese italiane, soprattutto le più piccole, che costituiscono oltre il 95% del nostro tessuto produttivo, con ricadute pesanti non solo sui fatturati, ma sulla stessa occupazione in termini strutturali. Siamo in una situazione emergenziale e servono, per questo, misure emergenziali.
Prima di addentrarci nella formulazione delle proposte, intendiamo sottolineare come, al fine di reperire i fondi necessari a coprire i costi delle stesse, si possano utilizzare canali di finanziamento alternativi a quelli solitamente sfruttati, quali le risorse europee, relative alla programmazione 2014-2020, che ad oggi non risultano ancora spese, e a tal fine si propone di attivare, per il tramite dell’Agenzia per la Coesione Territoriale, un monitoraggio e l’individuazione di tali risorse.
Inoltre, sempre nell’ottica di un migliore utilizzo di risorse già esistenti, si chiede al Governo di rivedere la nuova Programmazione 2021-2027, pianificando, almeno per il biennio 2021-2023, interventi specifici destinati a sostenere il sistema produttivo italiano, con un particolare focus sui settori Turismo e Cultura, con una rinnovata attenzione alle piccole e medie imprese che da sempre hanno difficoltà ad accedere a questa tipologia di risorse e che, invece, rischiano di pagare il prezzo più alto della crisi economica.
E’ questa, infine, l’occasione per modificare Accordi di partenariato e regolamenti comunitari, che ingessano la spesa dei Fondi UE assegnati ad ogni singolo Paese. Non si tratta di poter fare più deficit, che comunque genera debito per le generazioni future, ma avere l’adeguata flessibilità di risorse già programmate in contesti ordinari.
Federterziario e Federterziario Turismo, propongono pertanto le seguenti misure:
- la sospensione i pagamenti di tasse, contributi, Iva e tutte le cartelle esattoriali almeno per i prossimi 3 mesi con recupero a partire dal 1° gennaio 2021;
- il temporaneo azzeramento delle sanzioni per i ritardati pagamenti di cartelle erariali;
- sospensione dell’utilizzo degli indici sintetici di affidabilità fiscale (ISA) per il 2020, in considerazione dell’impatto negativo dell’emergenza sui bilanci d’impresa;
- l’estensione della Cassa Integrazione in deroga a tutte le aziende, anche quelle con un solo dipendente;
- il rinvio dell’entrata in vigore del Codice della crisi d’impresa;
- lo slittamento dei pagamenti di mutui e finanziamenti, con contestuale attivazione di un dialogo con il sistema bancario che porti all’adozione di misure in grado di concedere liquidità e prospettive alle imprese del settore turismo;
- sospensione segnalazione automatica nella banca dati Crif;
- la riduzione delle tasse di ancoraggio nei porti;
- azioni di promozione e rilancio del Made in Italy e dell’offerta turistica e culturale, anche attraverso iniziative di sostegno della domanda interna, quali il riconoscimento di detrazioni fiscali per le spese sostenute per viaggi e soggiorni presso strutture ricettive italiane.
Federterziario continuerà ad essere al fianco delle PMI e a disposizione delle Istituzioni per dare il proprio contributo in questo momento critico, perché oggi più che mai, è importante rimanere uniti e resistere, come è già accaduto in altri momenti difficili della nostra storia.
FederTerziario – FederTerziario Turismo
Documento redatto a cura di FederTerziario
Fonti:
Il sole 24 ore – Ocsa – World Travel & Tourism Council – Analisi Istituto Demoskopika – Linkiesta