Negli ultimi anni le startup italiane hanno registrato un notevole sviluppo, con un raddoppio delle imprese giovanili e innovative che sono passate dalle 5.735 del 2016 alle 12.123 nel 2024 (+111%). I dati sono del Centro Studi Tagliacarne e Unioncamere.
Dati che collocano l’Italia al quarto posto in Europa per numero di startup e che raccontano un Paese che fa passi avanti nella trasformazione digitale. Uno slancio dietro al quale emergono tuttavia rilevanti sfide strutturali che riguardano principalmente le disuguaglianze territoriali e il gender gap, temi ancora poco centrali nell’agenda politica e delle politiche pubbliche.
Secondo l’indagine del Centro Studi Tagliacarne e Unioncamere, infatti, il panorama delle startup in Italia è fortemente influenzato dalla geografia. Il Nord del Paese, con il Piemonte in testa, si conferma il principale polo di attrazione per le startup innovative guidate da giovani, vantando la percentuale più alta con quasi una su quattro gestita da under 35. E l’andamento diventa ancor più evidente se si osservano i dati a livello nazionale: il 52% delle startup innovative italiane è concentrato nel Nord, che detiene anche la maggior parte delle startup giovanili e femminili.
Milano, Roma e Napoli rappresentano le tre città più dinamiche anche se la crescita resta disomogenea. E se a Nord la concentrazione di risorse e opportunità risulta essere maggiore, a Sud la situazione risulta ancora fragile, con un rallentamento delle iniziative e una minore disponibilità di capitali e infrastrutture.
In termini assoluti giovani e donne startupper restano più numerosi nel Settentrione che detiene più della metà delle start up innovative under 35 del Paese, più precisamente 1.084 su 2.049, e oltre un terzo di quelle femminili, ovvero 745 su 1.648, oltre che il 52% del complesso di queste realtà produttive. Ma è il Mezzogiorno a trainare il Paese sul fronte delle startup innovative femminili con incrementi del 175,5% a fronte del +106,3% del Centro e del + 99,7% del Nord. Boom di crescita si registrano a livello regionale in Molise (+533,3%), Campania (+337,7%) e Puglia (+203,7%). Mentre sul piano provinciale, spiccano Avellino (da 2 a 22, +1000,0%), Brindisi (+900,0%) e Como (+700,0%).
A fronte di queste statistiche vale la pena ricordare come le politiche economiche debbano tener conto di queste disuguaglianze, promuovendo un maggiore equilibrio territoriale. Un rilancio delle aree più svantaggiate potrebbe passare attraverso una revisione delle agevolazioni fiscali, il rafforzamento delle reti di supporto alle micro, piccole e medie imprese e alle startup e una maggiore attenzione agli investimenti in infrastrutture digitali nel Mezzogiorno. In questo modo, si potrebbero stimolare l’imprenditorialità e l’innovazione anche nei territori più marginalizzati, favorendo una crescita più equilibrata del Paese.
Altro nodo cruciale è infine la partecipazione femminile nell’ecosistema delle startup. Nonostante il settore stia crescendo, la presenza delle donne alla guida di startup innovative è ancora limitata. Solo l’11,8% delle startup italiane – sottolineano da Centro Studi Tagliacarne e Unioncamere – è guidato da donne, un dato che conferma la persistenza di un gender gap evidente.