Sebbene l’incremento dell’occupazione femminile sia un dato positivo e un segnale di progresso in molte aree del nostro paese, è innegabile che in Italia persistano ancora significativi divari di genere nel mondo del lavoro. Un gap occupazionale che rimane stabile a circa 18 punti percentuali, una disparità che il Paese non può più permettersi.
I dati
Nel primo semestre del 2024, infatti, secondo i dati del Rapporto annuale su mercato del lavoro e politiche di genere 2024 dell’Inapp (Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche) solo il 42% delle 4,3 milioni di nuove assunzioni ha riguardato donne, spesso con contratti a termine (40,4%) o part-time (49,2%), mentre i contratti stabili rappresentano appena il 13,5%. E ancora, il 64,5% delle donne con contratti a termine lavora part-time, contro il 33% degli uomini.
E in questo scenario le responsabilità familiari restano un ostacolo: il 34% delle donne inattive tra i 15 e i 64 anni non lavora per motivi di cura, percentuale che sale al 43,7% tra i 25 e i 34 anni, contro appena il 2,8% degli uomini. La maternità ha un impatto forte: il 16% delle donne lascia il lavoro dopo la nascita di un figlio, contro il 2,8% degli uomini.
Le donne, inoltre, subiscono maggiormente il fenomeno del “lavoro povero”, che le colpisce al 18,5% rispetto al 6,4% degli uomini. Anche le donne migranti affrontano sfide aggiuntive: il loro tasso di occupazione è al 48,7%, inferiore rispetto alle native (53,0%), mentre il tasso di disoccupazione è più alto (14,2% contro 8,3%). Cifre che evidenziano come si renda sempre più urgente la necessità di politiche strutturali per ridurre le disuguaglianze e favorire una maggiore partecipazione femminile nel lavoro, promuovendo una più equa distribuzione delle responsabilità familiari e salariali.
La posizione di FederTerziario
Un tema che segue da vicino anche FederTerziario. Di recente, infatti, Emanuela D’Aversa, responsabile dell’Ufficio relazioni industriali della Confederazione, aveva denunciato come le donne fossero «le ultime a entrare nel mondo del lavoro e le prime a uscirne», sottolineando il bisogno di dotarsi di un piano nazionale di incentivi e di tutela per superare il divario di genere, soprattutto al Sud. «FederTerziario – aveva aggiunto D’Aversa – promuove ormai da anni delle proposte per ridurre questo gap, chiedendo un impegno più concreto sul fronte del lavoro con la possibilità di rendere strutturali benefici e incentivi legati all’assunzione e alla stabilità lavorativa delle donne, ma anche attraverso l’introduzione di incentivi legati all’autoimprenditorialità, con la previsione di percorsi formativi che contribuiscano a ridurre il gap delle competenze digitali e finanziarie. A questo proposito consideriamo necessario un generale ampliamento dei beneficiari della formazione finanziata per le donne disoccupate e inoccupate. Bisogna, inoltre, prevedere misure dedicate al welfare di prossimità e maggiori servizi socioassistenziali, come asili nido e strutture per anziani e disabili. Necessario, inoltre, l’ampliamento del congedo obbligatorio per i padri e la percentuale di indennità in caso di congedo parentale».