Le morti bianche e gli incidenti sul lavoro continuano a rappresentare un’emergenza grave in Italia. Nonostante normative rigorose e l’obbligo di formazione per la sicurezza, i dati Inail sugli infortuni restano allarmanti. Le denunce di infortunio nei primi otto mesi del 2024 – si legge nella nota Inail diffusa il 10 ottobre scorso – sono state 386.554 (+0,9% rispetto ad agosto 2023 e – 20,2% rispetto allo stesso periodo del 2022), con aumento più rilevante per gli incidenti avvenuti in itinere. I casi mortali sono stati 680 (+3,5%).
L’incidenza sul totale degli occupati Istat (dati provvisori) è in calo rispetto al 2019 sia per gli infortuni (-11,1%) sia per i decessi (-5,1%), mentre rispetto al 2023 è -1,2% per i primi e +1,1% per i secondi. In aumento del 21,3% le patologie di origine professionale denunciate, pari a 58.857. I settori più colpiti sono le costruzioni e i trasporti, dove il rischio di incidenti gravi rimane elevato. Tra le cause principali si individuano carenze nei controlli, scarsa formazione e mancata applicazione delle norme di sicurezza. La sicurezza sul lavoro è un diritto imprescindibile e un dovere condiviso tra datori di lavoro, dipendenti e istituzioni. Tuttavia, nonostante i progressi normativi e tecnologici, gli incidenti sul lavoro continuano a rappresentare una grave emergenza sociale ed economica in Italia e nel mondo. Tra le molteplici cause identificate, l’insufficienza o l’assenza di formazione adeguata gioca un ruolo determinante.
FederTerziario, da tempo impegnata anche nella sensibilizzazione sul tema, ha sottolineato più volte quanto sia cruciale investire nella formazione per ridurre i rischi sul posto di lavoro. Formare i lavoratori non significa solo adempiere a un obbligo normativo previsto dal Testo Unico sulla Sicurezza (D.Lgs. 81/2008), ma soprattutto fornire loro le competenze necessarie per riconoscere i pericoli, adottare comportamenti corretti e utilizzare in modo sicuro attrezzature e macchinari. Una formazione efficace deve andare oltre il mero trasferimento di nozioni teoriche: è fondamentale che includa esperienze pratiche, simulazioni e aggiornamenti periodici, soprattutto in settori ad alto rischio come l’edilizia, la manifattura e l’agricoltura.
FederTerziario ha posto l’accento sulla necessità di un approccio sistematico alla formazione, che dovrebbe essere intesa come un investimento strategico e non come un costo: un lavoratore formato non solo opera in condizioni più sicure, ma contribuisce anche a creare un ambiente di lavoro più efficiente, riducendo l’assenteismo e migliorando la produttività. Tra le proposte di FederTerziario, vi è l’introduzione di percorsi formativi innovativi, che sfruttino le tecnologie digitali per coinvolgere maggiormente i lavoratori, come realtà virtuale e simulazioni interattive. Questi strumenti permetterebbero di affrontare situazioni di rischio in un contesto controllato, preparando il personale a reagire in modo adeguato in caso di emergenza.
Un aspetto spesso sottovalutato è la necessità di promuovere una vera e propria cultura della sicurezza, che coinvolga tutti i livelli dell’organizzazione, dai vertici aziendali ai singoli lavoratori. Affinché la formazione sia efficace, deve essere accompagnata da un cambiamento culturale che valorizzi la prevenzione come priorità assoluta. Questo richiede un impegno collettivo: da un lato, le aziende devono mettere a disposizione risorse adeguate e, dall’altro, i lavoratori devono essere incentivati a partecipare attivamente ai percorsi formativi.