Ha preso il via nelle scorse settimane l’iter per riformare l’imposta di soggiorno, conosciuta anche come “city tax”, contributo che i turisti devono pagare per soggiornare in strutture ricettive come hotel, bed&breakfast e case vacanza. Fino a oggi, l’imposta poteva essere applicata solo dalle località classificate come turistiche, ma la riforma in discussione prevede di estendere la facoltà a tutti i comuni italiani, dando loro la possibilità di adottarla su base volontaria.
La riforma è portata avanti dal viceministro all’Economia, Maurizio Leo e dalla ministra del Turismo, Daniela Santanchè, i quali hanno recentemente incontrato il presidente dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani (Anci), Roberto Pella e diverse associazioni di categoria, tra cui FederTerziario Turismo.
La riforma prevede, tra l’altro, l’introduzione di fasce di prezzo differenziate, che renderebbero l’imposta proporzionale al costo della stanza, pagabile per persona. In questo modo, si garantirebbe una maggiore equità nell’applicazione della tassa, con tariffe più alte per chi soggiorna in strutture di lusso e costi inferiori per chi alloggia in soluzioni più economiche. Un tavolo tecnico sarà convocato nelle prossime settimane per approfondire questi aspetti e definire i dettagli operativi della riforma.
Se approvata, questo riordine potrebbe rappresentare un cambiamento significativo per i comuni italiani, dando loro nuovi strumenti per sostenere lo sviluppo locale e il turismo, senza gravare eccessivamente sui residenti. Al tempo stesso, potrebbe stimolare una maggiore trasparenza e controllo nell’uso delle risorse pubbliche, con effetti positivi sia a livello economico che sociale.
«Nel corso dell’incontro abbiamo richiesto che sia un’imposta di scopo reale, che ci siano indicazioni chiare in merito al suo utilizzo, alla formazione del valore e al coinvolgimento degli attori in campo – ha chiarito il presidente di FederTerziario Turismo, Enzo Carella –. Inoltre, riteniamo indispensabile che ci sia un controllo serrato e meccanismi di premialità per chi applica adeguatamente l’imposta. Fino a venti anni fa questo strumento veniva applicato solo a Roma e Milano. Successivamente, è stata data l’opportunità anche ad altri Comuni, oggi circa 1.000, applicandola in maniera più o meno intelligente».
L’imposta «può costituire uno strumento adeguato per le città a largo consumo di territorio e di turismo, molto meno in un’ottica di incentivazione della bassa stagione, dei territori da sviluppare e così via – ha continuato Carella –. Da qui la nostra proposta di indicazioni, premialità o vincoli perché non riteniamo utile applicare la stessa tassa di soggiorno per tutti i periodi dell’anno. Per tale ragione abbiamo proposto che l’imposta sia regolamentata da linee guida valide su tutto il territorio italiano. Vorremmo fosse anche progressiva rispetto alle tipologie di alloggio che i turisti scelgono».