Dislivello del potere contrattuale e contrattazione specifica per ogni settore. Sono alcuni dei punti analizzati da Emanuela D’Aversa, responsabile Ufficio relazioni industriali di FederTerziario, e sviluppati durante l’intervista a Next Economy.
“Riteniamo che il contoterzismo, che un tempo si chiamava façon, non possa essere inquadrato nello stesso albero contrattuale del settore tessile perché i contoterzisti, anche nel rapporto coi propri committenti, sono in una situazione subalterna. Pertanto, crediamo che ci debba essere una contrattualizzazione settoriale. E le micro, piccole e medie imprese del comparto – ha continuato D’Aversa – hanno bisogno di strumenti che siano tagliati sulle loro realtà. Anche per questo motivo, le relazioni industriali devono essere al centro di un processo di cambiamento, che privilegi la contrattazione settoriale. In questo senso ricordo che prima di sottoscrivere il contratto per il restauro, ad esempio, quest’ultimo era un settore “ingabbiato” all’interno della contrattazione dell’edilizia e soggetto ad oneri pesanti per le imprese, nonostante le professionalità fossero diverse. Lo abbiamo fatto, anche, col settore dell’animazione nel turismo, che non aveva regolamentazioni e diritti. Le relazioni devono andare in questa direzione: evolversi verso una maggiore settorializzazione per rispondere a un contesto produttivo parcellizzato, come quello italiano, essendo costituito per la maggior parte da micro, piccole e medie imprese”, ha poi concluso D’Aversa.