Sono 5.468 le aziende dichiarate fallite nei primi 9 mesi del 2023 in Italia. A rivelarlo l’indagine di Cribis – società del gruppo CRIF specializzata nella business information – che mette in luce le sfide economiche che molte imprese stanno affrontando da diverso tempo tra post pandemia, rincari energetici e inflazione.
Infatti, la congiuntura economica e gli eventi straordinari degli ultimi tempi hanno creato un contesto difficile per molte imprese, obbligando le istituzioni ad adottare strategie e politiche in grado di stimolare la ripresa economica. Come si evince dallo studio, nel terzo trimestre di quest’anno le aziende che hanno dichiarato fallimento sono state 1.563, +8,8% rispetto allo stesso periodo del 2022, ma in diminuzione del 13,5% rispetto al terzo trimestre 2021, uno dei momenti più critici della pandemia.
I concordati preventivi sono stati 292 nei primi 9 mesi di quest’anno, 60 nell’ultimo trimestre (in calo del 26,8% rispetto al Q3 2022 e -45% rispetto al Q3 2019). Le regioni che hanno registrato il maggior numero di liquidazioni giudiziali sul territorio regionale sono Lombardia (316), Lazio (154), Veneto (157), mentre le aree geografiche con i dati più inferiori sono Trentino-Alto Adige (13), Basilicata (8), Molise (7) e Valle D’Aosta (1).
Da evidenziare anche il dato riguardante l’Emilia-Romagna con 89 liquidazioni giudiziali. Ma le politiche per rilanciare l’economia e vivacizzare il comparto produttivo del Paese potrebbero arrivare con l’approvazione della prossima legge di bilancio.
Già nei giorni scorsi il presidente di FederTerziario, Nicola Patrizi, ha espresso un apprezzamento generale sull’impostazione della manovra, anche in relazione ai vari sgravi della riforma fiscale, evidenziando «l’importante revisione strategica economica e finanziaria: adesso le risorse strutturali e il bilancio saranno considerati una risorsa unica attraverso la quale poter programmare le politiche economiche del Paese, è la prima volta che succede in Italia», ha affermato di recente Patrizi.