Solo il 56,7% delle microimprese organizza corsi di formazione per i propri addetti (contro il 94,1% delle grandi aziende). È quanto si legge nell’ultimo numero della rivista Sinapsi, il periodico scientifico dell’Inapp (Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche), che presenta i dati dell’indagine INDACO Imprese, la rilevazione campionaria svolta dall’istituto che ha coinvolto oltre 20mila aziende.
Anno europeo e Pnrr, per la formazione ci si aspettava di più
Ci si aspettava forse una svolta dal momento in cui la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, nel discorso sullo stato dell’Unione tenutosi a settembre 2022 proclamava il 2023 l’Anno Europeo per le Competenze. E a rappresentare una ghiotta opportunità di crescita per dipendenti, addetti e aziende stesse poteva essere il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza diventando partner strategico delle imprese per incrementare conoscenze e skills nei diversi ambiti di azione. Eppure, la formazione continua a non essere considerata come strumento di crescita e potenziamento della strategia aziendale. Anzi. I corsi, infatti, sono
principalmente legati all’aggiornamento normativo o comunque previsto da obblighi di legge (per l’84,5%), mentre i corsi su specifiche tecniche e tecnologie di produzione o servizio riguardano solo il 32,5% delle imprese.
Occorre segnalare, tuttavia, che le aziende spesso coinvolgono nei corsi solo una parte del personale trascurando i lavoratori poco qualificati, che avrebbero invece maggiormente bisogno di aggiornamento e sviluppo delle competenze.
Il commento di Alessandro Franco
Nel frattempo, l’indice di dipendenza degli anziani, ovvero il rapporto tra la popolazione di almeno 65 anni e la popolazione in età lavorativa (15-64 anni) resta in Italia tra i più alti in Europa (37%).
Invecchiano i lavoratori e, con loro, anche le competenze. «Proprio partendo dall’analisi delle peculiarità del tessuto produttivo italiano, costituito per la quasi totalità da PMI, è di tutta evidenza la necessità di nuove forme di investimento e finanziamento – aveva affermato di recente Alessandro Franco, Segretario Generale della Confederazione – per attività formative destinate ai piccoli imprenditori. Considerando la fase di transizione che stiamo vivendo (dettata anche dall’Agenda 20/30) bisogna lavorare per far sì che alle imprese siano destinate risorse per sostenerle, formarle ed affiancarle in un percorso transizionale in ragione del quale viene chiesto loro di diventare più sostenibili, più digitali, più sociali e attente alle disuguaglianze di genere e generazionali».