Nel 2022 la mancanza di competenze nelle aziende italiane è costata quasi 38 miliardi di euro. È questo lo scenario ricostruito nelle pagine delle Previsioni dei fabbisogni occupazionali e professionali in Italia a medio termine, aggiornato al quinquennio 2023-2027, elaborato nell’ambito del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere in collaborazione con Anpal.
Ad incidere, quindi, il mancato reperimento di figure professionali adatte a svolgere precise mansioni oppure l’assenza di specifiche competenze nei profili già inseriti negli organici delle diverse aziende. E proprio sul secondo fattore a confermare quanto sia importante la formazione dei propri dipendenti è il Centro studi Tagliacarne, sostenendo come i processi formativi accelerino la capacità di ripresa produttiva delle imprese, migliorando l’efficacia degli investimenti in green e digitale.
Il 30,7 % delle aziende che stanno investendo in attività formative nel triennio 2022-2024 – si legge nella ricerca del Centro studi Tagliacarne – conta di superare già quest’anno i livelli produttivi pre-Covid, contro il 12,3% di quelle che non lo faranno. L’effetto “capitale umano” risulta ancora più determinante per migliorare i risultati degli investimenti realizzati nella duplice transizione: il 46,5% delle aziende che stanno accompagnando gli investimenti in digitale e green con quelli formativi prevede di migliorare nel 2023 i risultati produttivi conseguiti nel 2019, contro il 21% di quelle che pur avendo imboccato la strada della duplice transizione non hanno pianificato alcuna attività di formazione. Ma nel triennio 2022-2024 è diminuita la quota delle imprese che puntano a formare le proprie risorse umane rispetto al triennio pre-Covid (75,2% contro il 78,6% del 2017-2019).
A rimarcare l’importanza della formazione è Emanuela D’Aversa, responsabile dell’Ufficio relazioni industriali di FederTerziario, intervenuta di recente lanciando l’allarme sull’assenza di figure specializzate nel settore turistico. «È fondamentale puntare su percorsi scolastici e formativi – aveva affermato D’Aversa – in grado di formare le figure professionali funzionali al mercato del lavoro, così come è necessario farlo in tempi brevi in un’ottica di collaborazione tra pubblico e privato. Questo è un problema che si ripresenta puntuale ogni anno e che avrebbe bisogno di trovare delle contromisure adeguate che, attraverso la formazione, possano convogliare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro, puntando sulle competenze green, anche in ragione della sempre maggiore attenzione del cliente a queste tematiche».