“Troppe risorse a disposizione, la presenza di altri fondi di programmazione Ue, una struttura amministrativa storicamente debole soprattutto nella capacità di messa a terra delle politiche pubbliche e l’assenza di esperti necessari” sono alla base dell’articolata analisi relativa alle dinamiche della gestione dei fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza di Nicola Patrizi, presidente di FederTerziario, e di Francesco Verbaro, presidente del Centro Studi dell’organismo datoriale. Un approfondimento che arriva dopo l’ennesimo allarme sulla spesa dei Fondi Pnrr: alla fine di marzo la relazione della Corte dei Conti che ha certificato la spesa di appena il 6%.
“Abbiamo oggi, innanzi tutto, un problema di programmazione a monte – scrivono Patrizi e Verbaro – per la difficoltà in corso da un paio d’anni su quali progetti mettere nell’N+3 della programmazione 2014-2020, quali nel Pnrr e quali nella programmazione 2021-2027. L’errore è stato che nessuno si è preoccupato che i 200 mld richiesti per il Pnrr si sarebbero aggiunti a quelli previsti da altri fondi UE, sui quali registriamo difficoltà storiche e strutturali, soprattutto a livello regionale e locale e al sud. Nessun Paese potrebbe spendere bene tali e tante risorse.”.
Una struttura amministrativa debole che deve anche pagare lo scarso reclutamento di esperti all’altezza per la spesa dei fondi del Pnrr, evidenziando in questo modo una carenza di competenze tecniche che ormai da decenni si annida nelle pubbliche amministrazioni. La qualità del reclutamento, avvertono i due esperti, dovrà essere un tema centrale anche nell’ottica del turnover dei dipendenti.
“È noto come da decenni si supplisce alla mancanza di competenze specialistiche attraverso le assistenze tecniche – aggiungono gli esponenti di FederTerziario -. Tanto vituperate quanto ormai essenziali in molte PA. Si tratta di saperle usare evitando atteggiamenti farisaici. Parlare di 200 o 300 mila assunzioni nei prossimi 5 anni potrà risolvere altri problemi se ben mirate, ma non certamente quelli della spesa del Pnrr. Le assunzioni nella PA dovrebbero poggiare su fabbisogni ponderati avendo una visione prospettica e moderna delle competenze necessarie nei diversi settori”.
Oggi ci sono già in campo risorse inimmaginabili: 143,5 miliardi sono i fondi in arrivo sulla programmazione 2021-2027 tra contributo Ue e fondi nazionali, ai quali si aggiungono i residui della programmazione 2014-2020, visto che dei 140 miliardi sono stati spesi 35 miliardi al dicembre 2022, e l’Accordo di Partenariato per altri 75 miliardi con il cofinanziamento nazionale. Risorse che rischiano di non trovare un’adeguata gestione per l’assenza a monte di un’operazione verità necessaria a comprendere la reale capacità amministrativa dell’Italia.
“C’è stato, ad avviso di chi scrive – concludono gli autori del documento FederTerziario -, sul Pnrr un errore a monte derivante dalla mancanza di informazioni sulle risorse complessivamente a disposizione ancora da spendere e su quelle che sarebbero ulteriormente arrivate. Ma soprattutto è mancata una riflessione seria sulla capacità amministrativa e di spesa delle nostre amministrazioni. E questo non riguarda purtroppo solo i piccoli comuni. Questo ci avrebbe permesso, banalmente, di capire cosa siamo capaci di fare e cosa occorre
fare per aumentare la capacità amministrativa. Avremmo potuto realisticamente prendere meno risorse, evitando quelle a debito. Tutto questo prima di assumere impegni importanti, tali da mettere in gioco la reputazione e l’economia del nostro Paese”.