La crisi geopolitica causata dalla guerra in Ucraina ha generato un ingente aumento del costo dell’energia e delle materie prime.
FederTerziario, in rappresentanza di circa 85 mila imprese, ha recentemente denunciato il rischio di una massiva chiusura delle attività produttive nel primo semestre del 2023, a causa dell’esponenziale aumento dei prezzi delle materie prime ed energetiche e dell’inflazione, che ormai ha quasi raggiunto l’8% e la cui impennata è in gran parte dovuta proprio al caro energia.
Secondo un’elaborazione dati dell’ARERA, l’autorità di regolazione per l’energia reti e ambiente, il primo trimestre del 2022 ha fatto registrare un aumento del prezzo medio del 55% dell’energia elettrica e del 42% del gas.
FederTerziario ha altresì manifestato la propria preoccupazione per l’incidenza dei costi imprenditoriali e sollecitato interventi strategici per scongiurare la chiusura di molte piccole e micro imprese, con una conseguente drammatica perdita di posti di lavoro.
Anche sui lavoratori i riflessi di questo aumento dell’inflazione sono evidenti.
Secondo le stime preliminari dell’Istat, nel mese di agosto 2022 l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, ha registrato un aumento dello 0,8% su base mensile e dell’8,4% su base annua.
La crescita dei prezzi del cosiddetto “carrello della spesa” ha registrato un aumento record del 9,7%. A tal proposito si è ben consci dell’incidenza dell’inflazione sui prezzi al consumo. Analizzando l’ultimo rapporto ISTAT rileviamo che lo scorso anno l’indice armonizzato dei prezzi al consumo in Italia (IPCA) è aumentato dell’1,9 per cento. Alla luce di ciò si è registrata una diminuzione in termini reali delle retribuzioni di fatto dell’1,5 per cento.
Alcuni spunti di riflessione
Considerando il perdurare dello stato di incertezza economica bisogna capire come intervenire per aiutare le imprese, i dipendenti e le loro famiglie.
Dal rapporto Istat 2022 si può notare che un fattore che impatta negativamente sulle retribuzioni è quello dei lunghi periodi di vacanza contrattuale. Secondo i dati forniti dal CNEL a maggio 2022, tra marzo 2021 e marzo 2022, il tempo medio di attesa di rinnovo per i lavoratori con contratto scaduto ha subito un incremento da 22,6 a 30,8 mesi. Ecco perché FederTerziario, attraverso relazioni industriali solide e scevre da qualsiasi pregiudizio ideologico, prova ad affrontare ogni scadenza contrattuale nel modo più strategico possibile, cercando di pervenire nel più breve tempo possibile ad un accordo che permetta alle imprese aderenti di crescere e al contempo ai lavoratori di vedere migliorate le proprie condizioni di vita.
Purtroppo, però, spesso l’elevato costo del lavoro non permette l’innalzamento adeguato delle retribuzioni e il cuneo fiscale e contributivo diventa un deterrente all’incremento retributivo.
Per tale ragione si potrebbe intervenire sulla detassazione dei premi di produttività.
La legge n. 208 del 2015 ha previsto che i premi di produttività e le somme erogate come forma di partecipazione agli utili ai lavoratori dipendenti privati siano assoggettati (tranne il caso di espressa rinuncia del lavoratore) a un’imposta agevolata del 10%, sostitutiva dell’IRPEF e delle relative addizionali regionali e comunali.
Dal 1° gennaio 2017, inoltre, la legge di Bilancio 2017 ha fissato i seguenti limiti:
- a) 3.000 euro (4.000 euro per le imprese che coinvolgano pariteticamente i lavoratori nell’organizzazione del lavoro);
- b) 80.000 euro la soglia di reddito di lavoro dipendente, nell’anno precedente.
I requisiti di legge per l’applicazione del regime agevolativo sono:
1) la variabilità del premio di risultato e la sua corresponsione sulla base di incrementi di produttività, redditività, qualità, efficienza ed innovazione, misurabili e verificabili;
2) la corresponsione del premio di risultato in esecuzione di contratti collettivi territoriali o aziendali stipulati da associazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale o di contratti collettivi aziendali stipulati dalle rappresentanze sindacali aziendali delle suddette associazioni ovvero dalla rappresentanza sindacale unitaria.
In considerazione di un principio generale di riconoscimento dell’apporto dei dipendenti all’impresa, ma anche in considerazione dell’aumento dell’inflazione e dei prezzi al consumo, e al fine di sostenere il sistema del welfare aziendale, FederTerziario propone la detassazione totale delle somme erogate da parte dei datori di lavoro nel rispetto dei requisiti previsti dalla normativa vigente.
Ciò per offrire ai dipendenti un vero e proprio riconoscimento economico da parte dei datori di lavoro con lo scopo di erogare una di premio al lavoro e all’impegno esentasse e, quindi, riconoscere una maggiore disponibilità economica ai lavoratori stessi.
L’aumento della produttività nelle imprese e delle retribuzioni dei lavoratori dovrebbe essere la base di partenza del rilancio dell’economia italiana.
Sul caro energia, una delle proposte di FederTerziario riguarda la necessità di avviare un’azione governativa che proceda immediatamente alla tassazione degli extra profitti delle multinazionali per sostenere famiglie e imprese, fissando un tetto al prezzo del gas ed emanando misure di sostegno per le PMI, quale ad esempio il credito d’imposta sui costi delle bollette.
Il ruolo di FederTerziario
Queste brevi riflessioni e proposte non nascono oggi ma sono frutto di un lungo dialogo di FederTerziario con le istituzioni e le altre parti sociali.
Già da inizio anno, FederTerziario aveva riscontrato che alcune aziende associate per carenza di materie prime e per il c.d. “caro energia”, erano costrette a sospendere le proprie attività. Per questo si era richiesto l’inserimento di integrazioni salariali speciali per tale grave crisi energetica, arrivate poi con il decreto-legge 21 marzo 2022, n. 21, recante misure urgenti per contrastare gli effetti economici e umanitari della crisi ucraina.
Inoltre, in occasione dell’audizione con il Presidente Draghi di luglio, FederTerziario aveva sottolineato come il “Decreto Aiuti bis” avrebbe dovuto mirare a contrastare gli effetti negativi dovuti all’aumento dell’inflazione e all’aumento conseguente dell’indice dei prezzi al consumo, con misure più efficaci delle elargizioni una tantum o relative a uno specifico bene (es. bonus carburante).
Puntare sul welfare è una delle strade per sopperire alla perdita del potere d’acquisto dei dipendenti attraverso la previsione di beni e servizi detassati, concessi dal datore di lavoro in base alle esigenze specifiche dei lavoratori.
Per raggiungere tale scopo FederTerziario ha proposto quindi sin da subito l’aumento del limite di esenzione fiscale per i fringe benefits, che è arrivato grazie all’art. 12 del c.d. “Decreto Aiuti bis” (decreto legge 9 agosto 2022, n. 115) con cui si è aumentata a 600 euro, per il solo anno 2022, la soglia di esenzione. A tali fringe benefits esenti si possono poi aggiungere i 200 euro del bonus carburante già previsto dall’art. 2 del decreto legge n. 21/2022.
L’aumento del limite di esenzione fiscale e contributivo annuo per il valore dei beni ceduti e dei servizi prestati dal datore di lavoro ai lavoratori di cui all’art. 51, comma 3, del TUIR consente alle imprese di utilizzare una nuova politica di benefits nei riguardi dei propri dipendenti potendo destinare ad essi l’auto aziendale, il telefono cellulare, i buoni pasto, gli abbonamenti a servizi di trasporto pubblico e tanto altro.
Ogni misura qui brevemente elencata da sola non può risolvere i problemi che attanagliano la nostra economia, ma iniziare ad introdurre una serie di strumenti che sostengano le imprese e i lavoratori è l’unica strada percorribile per affrontare l’aumento dei prezzi, tenendo aperte le aziende e preservando così l’occupazione.