FederTerziario ha proposto di cancellare o modificare la norma che prevede l’accesso ai benefici del Superbonus solo per le aziende che applicano “contratti del settore edile, nazionali e territoriali, stipulati dalle associazioni datoriali e sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale”. Secondo il Segretario Generale Alessandro Franco il titolo della norma, “Disposizioni in materia di benefici normativi e contributivi e applicazione dei contratti collettivi e per il miglioramento dei livelli di sicurezza nei luoghi di lavoro”, non ha niente a che fare con il contenuto della norma stessa. «Non si capisce come possa influire sui livelli di sicurezza sui luoghi di lavoro l’applicazione di questo o quel contratto collettivo», dice Franco.
Segretario Franco, perché è contrario al dispositivo presentato dal Governo?
Semplice: la norma favorisce alcune aziende a discapito di altre, introducendo immotivate misure restrittive in tema di libertà di concorrenza. Inoltre insinua la tesi secondo cui l’applicazione di alcuni contratti comporterebbe tout court un maggior grado di salute e sicurezza all’interno dell’impresa. Un ragionamento che non solo è privo di fondamento logico e statistico, ma che ci pone di fronte ad un atavico problema che, ad oggi, risulta ancora irrisolto.
Quale?
Continuano ad essere emanate numerose norme nelle quali si rimanda ai concetti di maggiore rappresentatività, pur senza aver ancora provveduto ad indicare quali siano i criteri, ovvero i parametri, attraverso i quali stabilire quali siano i soggetti maggiormente o comparativamente più rappresentativi a livello nazionale o nell’ambito di determinate categorie produttive. La mancanza di tali criteri genera confusione e a farne le spese sono gli imprenditori, che sono gli unici soggetti sui quali ricadono le conseguenze nefaste come la revoca di benefici e l’irrogazione di sanzioni. Sarebbe necessario evitare l’apposizione di diciture non codificate all’interno delle norme in materia di lavoro, anche per evitare il protrarsi di una situazione di incertezza che danneggia imprese e cittadini e che determina il rischio di arbitrarietà nell’operato degli organi ispettivi.
Lei contesta anche il riferimento, contenuto nella norma, ai contratti del settore edile
Sì. Numerose aziende che si occupano di ristrutturazioni per le quali si può beneficiare del bonus del 110%, adottano contratti differenti da quello dell’edilizia, poiché svolgono attività di natura specialistica che rientrano nel campo di applicazione di contratti collettivi differenti. FederTerziario vorrebbe capire quale sia l’orientamento del Governo nei confronti queste aziende, se per poter operare “correttamente” nell’ambito di applicazione della norma, dovranno necessariamente applicare il contratto dell’edilizia pur non svolgendo attività prettamente edili.
Nutre perplessità anche sulla verifica dell’indicazione del contratto collettivo applicato da parte delle Casse Edili oltre che dall’INL e dall’INPS?
Assolutamente sì. Attribuire tale verifica alle Casse Edili, costituite da alcune associazioni sindacali datoriali, sottoscrittrici di contratti collettivi del settore edile, costituisce un potenziale conflitto d’interesse nonché una posizione dominante di alcune associazioni datoriali e sindacali rispetto alle altre, di cui le prime andrebbero a valutare il grado di rappresentatività.
Qual è la proposta di FederTerziario per migliorare i livelli di sicurezza nei luoghi di lavoro del settore edile?
Per ridurre gli infortuni sul lavoro, che nel settore dell’edilizia continuano ad essere numerosissimi, bisognerebbe assumere iniziative per verificare l’osservanza da parte dei datori di lavoro delle norme in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, nonché in ordine alla formazione obbligatoria in materia, anche implementando risorse e personale per gli organi a ciò preposti.