L’occupazione in Europa cresce, ma le disparità regionali restano evidenti, addirittura più marcate rispetto a prima della crisi economica del 2008.
È uno dei dati che emerge dall’ottava relazione sulla coesione economica, sociale e territoriale dell’UE pubblicata dalla Commissione europea mercoledì 9 febbraio 2022. Il documento, prodotto ogni 3 anni, presenta i progressi compiuti e il ruolo dell’Unione Europea come motore per lo sviluppo regionale. Nella relazione si analizza l’evoluzione della coesione nell’UE in base con riferimento a indicatori quali la prosperità, l’occupazione, i livelli di istruzione, l’accessibilità e la governance.
Attualmente il tasso di occupazione dell’UE è più elevato rispetto a prima della crisi economica del 2008, dalla quale, tuttavia, non tutte le regioni si sono riprese completamente. Le disparità regionali sono tuttora più ampie rispetto a prima di tale crisi. Nelle regioni meno sviluppate, i tassi di occupazione sono inferiori di 10 punti percentuali rispetto a quelli delle regioni più sviluppate. Tra il 2013 e il 2020 il divario non si è ridotto.
Diverse regioni a medio reddito e meno sviluppate, soprattutto nell’Europa meridionale e sud-occidentale, hanno risentito di un relativo declino economico e si trovano in una trappola dello sviluppo, caratterizzata da lunghi periodi di bassa produttività e di bassa crescita dell’occupazione, a causa di risultati insufficienti in materia di innovazione regionale.
Calo demografico, le imprese dovranno adattarsi
La Commissione europea prevede inoltre un importante declino demografico in Europa nei prossimi anni. E per questo, suggerisce il documento, le imprese dovranno adattarsi alla diminuzione della forza lavoro assumendo più personale dai gruppi con tassi occupazionali più bassi, quali giovani, donne e migranti provenienti da paesi terzi, e investendo maggiormente nell’innovazione e nella formazione, soprattutto di quella dei lavoratori più anziani e meno qualificati.
Fra i dati emersi dalla relazione 2022 ci sono inoltre la diminuzione, nel periodo 2012-2019, di persone dal rischio di povertà ed esclusione sociale (-17 milioni), e il crescente divario regionale in termini di innovazione in Europa a causa della mancanza di investimenti in ricerca e sviluppo e delle debolezze degli ecosistemi di innovazione regionali nelle regioni meno sviluppate.
Il sostegno agli Stati membri
Il bilancio resta però positivo: la politica di coesione, secondo l’ottava relazione, ha contribuito a ridurre le disparità territoriali e sociali tra le regioni dell’UE e stima che entro il 2023 il PIL pro capite delle regioni meno sviluppate sarà fino al 5% più alto. Gli stessi investimenti hanno anche favorito una diminuzione del 3,5% del divario tra il PIL pro capite del 10% delle regioni meno sviluppate e il PIL pro capite del 10% delle regioni più sviluppate. Dalla relazione emerge inoltre che, grazie alla sua flessibilità, la politica di coesione ha fornito un pronto sostegno indispensabile agli Stati membri e alle autorità regionali e locali nel contesto dei rallentamenti economici e della peggiore crisi degli ultimi anni. Il potenziale delle transizioni verde e digitale sono considerati i nuovi motori di crescita per l’UE, tuttavia senza azioni politiche adeguate potrebbero sorgere nuove disparità economiche, sociali e territoriali.
Secondo Nicolas Schmit, Commissario per il Lavoro e i diritti sociali, «la pandemia ha aumentato il rischio di disuguaglianze nell’UE: la politica di coesione è uno dei nostri strumenti principali per combattere questa tendenza e investire nelle persone, e ci aiuta a conseguire l’obiettivo di un’Europa sociale forte che sia inclusiva ed equa. Sono orgoglioso del fatto che grazie ai fondi dell’UE i bambini svantaggiati ricevano libri e computer, che ai giovani siano offerti apprendistati per entrare nel mercato del lavoro e che le persone vulnerabili abbiano accesso a cure e a un pasto caldo».
Alessandro Franco: «Offriamo ai giovani apprendistati sicuri»
D’accordo con Schimt si dichiara il Segretario Generale di FederTerziario Alessandro Franco: «Grazie ai fondi UE gli Stati possono intervenire sugli aspetti sociali maggiormente critici che riguardano le fasce della popolazione particolarmente svantaggiate, garantendo la tutela dei diritti dei bambini e delle persone vulnerabili, nonché attivare azioni volte a migliorare le forme di inserimento dei giovani nel mercato del lavoro. E’ molto importante offrire ai giovani che si affacciano al mercato del lavoro apprendistati sicuri, sia dal punto di vista della sicurezza nei luoghi di lavoro, che della qualità dell’opportunità lavorativa offerta che si fondi su un sistema meritocratico. Confidiamo, inoltre, in un’intensificazione degli investimenti in ricerca e sviluppo e formazione al fine di ridurre i divari tra regioni all’interno del paese».
Imprenditoria, luci e ombre
Infatti, sebbene l’imprenditorialità e l’innovazione svolgano un ruolo chiave nella crescita economica, la relazione sulla coesione evidenzia risultati eterogenei: nelle città più grandi si registrano risultati migliori in termini di imprenditorialità, tuttavia la situazione di alcune aree potrebbe migliorare attraverso lo sviluppo delle competenze, la riqualificazione e il sostegno all’imprenditorialità. In termini di innovazione, molte regioni, comprese quelle degli Stati membri più sviluppati, registrano un ritardo a causa della mancanza di investimenti nella ricerca e nello sviluppo e della presenza di debolezze negli ecosistemi di innovazione regionali. Il sostegno deve concentrarsi su una migliore diffusione dell’innovazione a livello nazionale e regionale, sull’elaborazione di strategie di specializzazione intelligenti a livello regionale e sugli effetti dei vincoli derivanti dal commercio internazionale e delle catene del valore.
Commissaria per la Coesione e le riforme: «Verso Europa verde e digitale»
«L’ottava relazione sulla coesione mostra chiaramente l’importanza che la politica di coesione riveste nella promozione della convergenza e nella riduzione delle disuguaglianze tra i paesi e le regioni dell’UE» ha dichiarato Elisa Ferreira, Commissaria per la Coesione e le riforme, secondo cui «attraverso una mappatura dei settori in cui gli Stati membri e le regioni devono migliorare e compiere un ulteriore sforzo, la relazione ci permette di trarre insegnamenti dal passato per essere meglio preparati ad affrontare le sfide del futuro. Dobbiamo accelerare l’adozione e l’attuazione dei programmi della politica di coesione per il periodo 2021-2027 al fine di continuare ad aiutare le regioni a riprendersi dalla pandemia, beneficiare al massimo della transizione verso un’Europa verde e digitale e conseguire una crescita a lungo termine» ha concluso Ferreira.
Uno strumento per fotografare le realtà economica dell’Europa
Basandosi su analisi e cifre, la relazione sulla coesione economica, sociale e territoriale dell’UE offre una panoramica dello stato e dell’evoluzione dello sviluppo delle regioni dell’UE e delle sfide che stanno affrontando. Nella relazione si valuta inoltre se sono diminuite le disparità tra le regioni, quali sono le regioni più all’avanguardia e quali devono compiere passi avanti ad esempio in termini di innovazione, occupazione o capacità istituzionale, qual è la posizione delle regioni riguardo alla transizione verde e digitale e quali regioni hanno bisogno di ulteriore sostegno. Una fotografia più chiara di quanto è stato conseguito e di quanto ancora rimane da fare nel periodo di programmazione 2021-2027 indirizzerà le strategie e gli investimenti dell’UE per aiutare le regioni a conseguire una crescita equilibrata a lungo termine.