“Attenzione alle lungaggini burocratiche”. Questo è il monito che lancia il Segretario Generale di Federterziario Alessandro Franco.
“La PA italiana, purtroppo, non è abituata ad intervenire con urgenza e tempestività rispetto ai problemi e alle emergenze. Molte delle misure apprezzabili del Governo, in alcun casi sottofinanziate, rischiano di intervenire tardi, fuori tempo massimo, rispetto ai bisogni di pmi e lavoratori autonomi che, oltre a dover soffrire dell’incertezza economica e sanitaria, che impedisce di programmare una possibile ripresa, si trovano oggi a dover soffrire dell’incertezza delle procedure amministrative.”
Il tempo dell’economia non può essere il tempo della burocrazia e di una governance istituzionale sempre più complessa, composta da più livelli di governo, europei, nazionali, regionali e locali, spesso non coordinati tra di loro.
L’allarme che lancia Federterziario riguarda in particolare: il finanziamento mensile di alcune misure, che non da certezza della dimensione e della copertura temporale; il cambiamento continuo dei requisiti (come nel caso del reddito di ultima istanza per i liberi professionisti) che contribuisce ad alimentare l’incertezza; così come il non adeguato finanziamento delle casse integrazioni (art. 19 del DL Cura Italia).
Gli interventi sul credito contenute nel Decreto “liquidità”, appaiono poi di non facile accesso, finanziariamente scarse e rischiano di arrivare troppo tardi, non avendo tenuto conto, ad esempio, delle istruttorie bancarie. Nello specifico, riteniamo quindi necessaria, da parte del Ministero dell’economia e delle finanze e del Ministero dello sviluppo economico, un’azione di monitoraggio sui tempi di erogazione dei prestiti.
“Il decreto di “aprile” entrerà in vigore di fatto a Maggio” continua il Segretario Generale, “e la riapertura di molte imprese e la loro stessa sopravvivenza dipenderanno dalla continuità, tempestività e accessibilità delle misure. Molte imprese devono ricorrere a consulenti ed esperti per accedere a molte delle misure, i cui effetti arriveranno tardi rispetto all’emergenza. Secondo una nostra previsione, in media ogni azienda dovrà accollarsi un costo di 2.000-3.000 euro in consulenze per accedere a molti degli interventi programmati dal Governo. Costi certi e tempi lunghi scoraggeranno molte imprese, che decideranno o saranno costrette a non riaprire. Riteniamo che i Ministeri e le amministrazioni oltre a lanciare gli interventi, emanando decreti legge che si inseguono con continue modifiche, debbano preoccuparsi dell’attuazione delle norme e degli effetti sul tessuto economico, tenendo bene presente che i tempi di un’impresa sono diversi da quelli delle burocrazie e soprattutto del fatto che un aiuto economico oggi o è tempestivo o non può ritenersi tale”.