Dal 20 al 22 giugno, a Milano, si è svolta l’edizione 2019 del Festival del Lavoro che ha riscosso un grande successo sia mediatico che di pubblico, che ha visto la partecipazione di rappresentanti del Governo, della politica, del sindacato, nonché accademici, professionisti e cittadini che si sono confrontati sui temi del lavoro, della rappresentatività e sulle prospettive economiche del Paese.
Anche Federterziario ha partecipato alla manifestazione, su invito dell’Associazione Nazionale dei Consulenti del Lavoro, con il Presidente Nicola Patrizi, che è intervenuto come relatore al dibattito dedicato al tema della rappresentanza sindacale e del dumping contrattuale.
La relazione di Patrizi ha voluto, in particolare, puntare l’attenzione sul ruolo dei corpi intermedi, in particolare su quelli che rappresentano le PMI, nella tutela delle aziende nei confronti del legislatore e degli Organi Ispettivi alla luce del vuoto legislativo che da decenni caratterizza il tema della rappresentatività sindacale e datoriale.
Questo in sintesi il contenuto dell’intervento che esprime la posizione che Federterziario, ormai da diversi anni, ha assunto su tale delicatissimo tema.
La libertà sindacale così come disciplinata dall’art. 39 della Costituzione contrasta con alcune proposte sulla definizione del concetto rappresentatività che ridurrebbero il libero confronto con e tra i diversi attori, giudicati più per i numeri (non sempre verificabili) che per la qualità delle proposte o dei contenuti.
Anche la Fondazione dei consulenti del lavoro, in passato, anche alla luce di alcune discutibili note degli organismi ispettivi, ha invitato gli ispettori a valutare esclusivamente i contenuti dei contratti, di primo o secondo livello, senza giudicarli apoditticamente sulla base di chi li ha sottoscritti, soprattutto alla luce della assoluta mancanza di criteri di legge che codifichino il concetto stesso di rappresentatività.
I parametri sulla rappresentatività nel tempo proposti, sono infatti molte volte complessi e spesso, più che tutelare imprese e lavoratori, sembrano preservare lo status quo e gli interessi di pochi in danno della libertà sindacale soprattutto delle PMI.
Federterziario ritiene che la pluralità di attori non sia di per sé un limite, anzi può costituire una risorsa, ma è necessario che la libertà sindacale sia controbilanciata da una convinta tutela di quelli che sono i capisaldi dei diritti dei lavoratori che non possono e non devono essere scalfiti, anche nell’interesse delle imprese. Riteniamo che questo sia l’unico modo per contrastare efficacemente il dumping contrattuale e per favorire soluzioni che costituiscano un vantaggio per imprese e lavoratori, ed in particolare, nell’ottica di Federterziario, per le PMI e i lavoratori. Infatti, l’etica aziendale e la condivisione dei risultati, aumenta il senso di appartenenza e con esso la competitività stessa delle PMI che, come noto costituiscono il 95% delle imprese italiane.
L’interesse primario di Federterziario è tutelare le PMI, troppe volte deboli nei confronti degli organi ispettivi, proprio in ragione di un vero e proprio vuoto legislativo in materia i rappresentatività, vuoto che fa ricadere sulle aziende l’alea derivante dall’ampio margine di discrezionalità lasciata agli ispettori in tema di interpretazione dei contratti.
Proprio per tale motivo è nostro auspicio che tutte la parti sociali operino congiuntamente con l’obiettivo comune di definire dei criteri in materia di rappresentatività e di interpretazione di contratti che tutelino sia i lavoratori che gli imprenditori senza limitare il principio di libertà sindacale costituzionalmente garantito.